L’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo della musica, offrendo nuove possibilità creative a musicisti e produttori. Ma come viene utilizzata l’IA nella pratica? Ecco tre album che esplorano le potenzialità dell’IA in modi diversi, con risultati sorprendenti.
1. Holly Herndon – “Spawn” (2019): un’IA che canta con la voce della madre
“Spawn” non è solo il titolo di questo album, ma anche il nome dell’intelligenza artificiale che Holly Herndon ha “allevato” nel suo studio. Spawn è una rete neurale che ha imparato ad imitare la voce umana, in particolare quella della madre di Herndon. Il risultato è un album inquietante e affascinante, in cui la voce umana e quella artificiale si fondono in un tutt’uno indistinguibile.
Un coro di voci umane e artificiali
Spawn non si limita a cantare: contribuisce alla composizione, all’arrangiamento e alla produzione dei brani. L’album esplora temi come l’identità, la maternità e il rapporto tra uomo e macchina, creando un’atmosfera onirica e a tratti disturbante.
Un esperimento audace
“Spawn” è un esperimento audace che spinge i confini della musica elettronica e dell’arte sonora. Holly Herndon dimostra che l’IA può essere uno strumento creativo potente, capace di generare nuove forme di espressione artistica.
2. “Caffèlice” – Danfango Orchestra (2023): un album “vintage” generato dall’IA
Gionata Zanetta, in arte Danfango Orchestra, ha deciso di affidare la composizione del suo album “Caffèlice” interamente all’intelligenza artificiale. Il risultato è un disco dal sapore vintage, che richiama le atmosfere della musica italiana degli anni ’60.
Canzoni orecchiabili e arrangiamenti retrò
Le canzoni di “Caffèlice” sono sorprendentemente orecchiabili, con melodie accattivanti e arrangiamenti che strizzano l’occhio al passato. L’IA ha dimostrato di saper padroneggiare i codici della musica leggera, creando un album che potrebbe tranquillamente passare per un classico del pop italiano.
Un’IA nostalgica?
L’esperimento di Danfango Orchestra solleva una domanda interessante: l’IA può essere nostalgica? Può un algoritmo provare emozioni e trasmetterle attraverso la musica? “Caffèlice” ci invita a riflettere sul ruolo dell’IA nella creazione artistica e sulla sua capacità di emulare la sensibilità umana.
3. “I AM AI” (2017): la prima popstar artificiale?
Taryn Southern è una cantante e compositrice che ha deciso di collaborare con Amper, un sistema di IA che compone e produce musica. Il risultato è “I AM AI”, un album pop che esplora temi come l’amore, la tecnologia e il futuro dell’umanità.
Un duetto tra uomo e macchina
In “I AM AI”, la voce di Taryn Southern si fonde con le musiche generate da Amper, creando un sound moderno e accattivante. L’album è un esempio di come l’IA possa essere integrata nel processo creativo, senza sostituire completamente l’artista umano.
Un nuovo modo di fare musica
“I AM AI” ha aperto la strada a una nuova generazione di artisti che utilizzano l’IA come strumento di composizione e produzione. L’album dimostra che l’IA può essere un valido alleato per i musicisti, aiutandoli a esplorare nuove sonorità e a superare i blocchi creativi.
Conclusioni
Questi tre album dimostrano che l’IA può essere utilizzata in modi diversi per creare musica. Che si tratti di generare voci artificiali, comporre melodie orecchiabili o assistere l’artista nel processo creativo, l’IA sta aprendo nuove frontiere per la musica. Il futuro della musica è ibrido, un connubio tra creatività umana e intelligenza artificiale.